Il secolo delle Rivoluzioni

La Rivoluzione francese

Il tramonto dell'Antico Regime e la nascita della Nazione

La Presa della Bastiglia di Jean-Pierre Houel
"La Presa della Bastiglia" di Jean-Pierre Houël (da Storia e dintorni)

La crisi dei Borbone e gli Stati Generali

Apertura degli Stati Generali di A. Couder
"Apertura degli Stati Generali, 5 maggio 1789" di A. Couder (da Wikipedia)

Nello stesso anno in cui gli Stati Uniti vedevano l'entrata in vigore della Costituzione, anche la Francia loro alleata nella guerra d'Indipendenza entrava in un fermento rivoluzionario destinato a cambiare per sempre la storia del mondo.
Le ragioni di tale stravolgimento erano naturalmente complesse e profonde. L'assolutismo monarchico fondato sul diritto divino di Luigi XVI di Borbone mostrava tutta la sua arretratezza, specialmente sul piano economico e fiscale. La Francia versava in una crisi finanziaria gravissima da diversi decenni, e nessuna delle numerose ricette economiche provate dai vari ministri riuscì a risollevare la situazione drammatica delle casse statali. L'intervento a favore degli Stati Uniti aveva portato pochi benefici al Paese, e un ulteriore inasprimento del debito. Nel frattempo, da diverso tempo c'era fermento culturale nel Paese, e una classe di intellettuali e borghesi in ascesa reclamava da tempo riforme incisive .
Incapace di risolvere la situazione e temendo di perdere il controllo del Regno, Luigi cedette alle numerose richieste provenienti dalla società francese e convocò gli Stati Generali il 5 maggio 1789. A presentarsi subito fu il problema della modalità d'elezione degli Stati Generali, che non si riunivano da più di un secolo. Il Terzo Stato, espressione dei ceti bassi e medi, chiedeva una nuova forma di rappresentanza rispetto alla consuetudine vista sino ai precedenti Stati Generali, dato che garantire a ogni ceto lo stesso numero di rappresentanti poneva in maggioranza clero e nobiltà. Ad aumentare questo vantaggio contribuiva anche il voto per ordine e non per testa, che di fatto garantiva il successo a nobili e clero.
Mentre la Francia era invasa dai cahiers de doléances colmi delle lamentele della gente comune, l'opuscolo di Emmanuel Sieyès Che cos'è il Terzo Stato riscosse un successo enorme, tale da creare un clima che favorì il successo del Terzo Stato nell'ottenere un numero di rappresentanti raddoppiato agli Stati Generali appena convocati. Più di mille delegati vennero eletti in un'elezione tenutasi a suffragio censitario e gli Stati Generali si riunirono il 5 maggio 1789.
Il Re e il Governo intendevano concentrarsi sulla questione finanziaria, mentre il Terzo Stato insisteva sulla questione della rappresentanza politica e richiedeva il voto per testa e non per ordine, necessario per non farsi sconfiggere ai voti da nobili e clero. Si ebbe una rottura su questo punto dirimente, e il 10 giugno gli eletti del Terzo Stato si riconobbero come unico ordine dai poteri riconosciuti e si definirono Assemblea nazionale.

L'Assemblea Costituente e la fine di Luigi XVI

Danton, Marat e Robespierre di A. Loudet
"Danton, Marat e Robespierre" di A. Loudet (da Wikipedia)

Il Terzo Stato ottenne questo iniziale successo grazie al determinante voto di numerosi esponenti del clero. Intuendo il pericolo crescente, i nobili fecero con successo pressioni sul Re al fine di arginare il Terzo Stato. Luigi XVI si espresse per separare nuovamente i tre ordini e ripristinare l'unità degli Stati Generali divisi. Il Re arrivò far chiudere la sala dove si tenevano le riunioni del Terzo Stato, il quale rispose riunendosi in un'altra vicina dove pronunciò il famoso Giuramento della pallacorda: i suoi deputati non si sarebbero mai divisi fino all'ottenimento di una Costituzione. Luigi tentò di riportare l'ordine e di far sciogliere l'Assemblea, ma il Terzo Stato si oppose ancora e il 9 luglio si arrivò alla nascita dell'Assemblea Nazionale Costituente. L'Assemblea chiese al Re di ritirare le truppe che avevano circondato Parigi, il Re si rifiutò e chiese a sua volta lo spostamento dell'Assemblea da Parigi. I deputati si rifiutarono, e affermarono di avere ricevuto il mandato dalla Nazione intera. La successiva decisione di Luigi XVI di rimuovere Necker, ministro del Tesoro gradito alla popolazione parigina, fece precipitare gli eventi e tre giorni dopo, il 14 luglio 1789, una folla di manifestanti occupò con la forza la Bastiglia, prigione simbolo della monarchia, trucidando il suo governatore. Preso atto della gravità della situazione, il Re si ripresentò all'Assemblea giorni dopo, dichiarandosi disposto a lavorare con la Nazione. I successivi eventi dimostrarono la falsità di questa dichiarazione. Mentre l'Assemblea Costituente si dedicava a riformare profondamente la Francia e promulgava la storica Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, il Re pianificava la fuga per organizzare poi una controrivoluzione. Dopo varie indecisioni, il Re tentò la fuga con la corte il 20 giugno 1791, ma venne riconosciuto il giorno seguente a Varennes e ricondotto a Parigi. La notizia diede un colpo mortale alla credibilità della monarchia, fino a quel momento piuttosto in salute dato che né la popolazione né l'Assemblea si erano ancora distinte per una forte ostilità nei confronti del monarca. Gli estremisti del Club dei cordiglieri proposero la destituzione del Re, i parigini manifestarono in loro favore e si verificarono scontri sanguinosi con la neonata Guardia nazionale al Campo di Marte. In questo clima esplosivo, aggravato da una situazione sociale e finanziaria precaria, venne promulgata la Costituzione del 1791, la prima della storia francese. La situazione nel Regno era fonte di estrema preoccupazione non solo per la corte parigina, ma anche per il resto d'Europa. L'Austria iniziò a prepararsi all'eventualità di un conflitto, voluto anche da Luigi XVI il quale sperava di vedere sconfitta militarmente la Rivoluzione e riconquistare il potere. Allo stesso modo, i rivoluzionari desideravano il conflitto per esportare la Rivoluzione. Il 20 aprile 1792, nonostante un esercito molto disorganizzato, la Francia dichiarava guerra all'Austria. La scoperta della stretta relazione fra Luigi XVI e l'Austria contribuì ad alienare definitivamente alla monarchia i favori del popolo francese. Dato che l'Assemblea a maggioranza girondina non intendeva comunque destituire il Re, un folto gruppo di insorti assaltò il Palazzo delle Tuileries, residenza del monarca, la notte del 10 agosto 1792. Con il potere nelle mani delle frange più estremiste, il Re venne esautorato e imprigionato. Mentre gli animi si esacerbavano ulteriormente a causa del pessimo andamento della guerra contro l'Austria, degenerazione che condusse ai massacri di Settembre, si tennero le elezioni a suffragio universale maschile (le prime della storia) per la Convenzione nazionale, la quale proclamò il 21 settembre la nascita della Repubblica francese. Il giorno prima, l'esercito francese riportava un importante successo a Valmy, col quale respinse l'attacco di Austria e Prussia: il destino di Luigi XVI era ormai segnato. Nonostante l'opposizione dei Girondini a processare il Re, la scoperta dei documenti che provavano il suo tradimento rese il processo inevitabile. Il 15 gennaio 1793 Luigi XVI venne riconosciuto colpevole, e il 21 gennaio la ghigliottina calava sulla testa del monarca.

Dal Terrore al Direttorio: la Rivoluzione tradita

Robespierre e Saint-Just alla ghigliottina
"Robespierre e Saint-Just portati alla ghigliottina" di A. Mouillard (da Wikipedia)

Il regicidio indusse la Gran Bretagna a entrare in guerra contro la Francia, che si ritrovò accerchiata. Il governo girondino rispose imponendo la leva obbligatoria per accrescere l'esercito rapidamente, ma la misura incontrò una vasta opposizione in molte aree del Paese, specialmente in Vandea dove ebbe inizio una rivolta anti-rivoluzionaria e realista che richiese misure draconiane per essere domata. L'opposizione ai girondini, guidata dai montagnardi (o giacobini), era ormai molto forte, e l'istituzione nel marzo-aprile 1793 del Tribunale rivoluzionario e del Comitato di salute pubblica, organismi volti alla repressione spietata degli oppositori, accelerò la frattura fra le due fazioni di governo. Il motivo della contesa era l'atteggiamento realista mostrato dai Girondini al processo contro il Re, e la loro politica di governo moderata era invisa a larghi strati della popolazione parigina. Questo clima di ostilità si tradusse in una serie di esecuzioni di numerose figure di spicco dei girondini, e in questo modo il potere finì nelle mani della fazione giacobina, capitanata da Robespierre, Marat e Danton. Dopo l'assassinio di Marat e la caduta in disgrazia di Danton, fu Robespierre a detenere le redini della Francia rivoluzionaria. Ma la precaria situazione bellica, con la giovanissima Repubblica invasa su più fronti dai nemici della coalizione, fece posporre i propositi riformatori ed egualitaristi dei giacobini, i quali circondati da forze ostili vararono il regime del Terrore per tenere il potere. Era compiuto il tradimento della Rivoluzione del 1789. Mentre la situazione economica e sociale esplodeva drammaticamente, nel settembre 1793 si varava la legge dei sospetti, andando a colpire indiscriminatamente oppositori politici veri e presunti. Inoltre venne creato il calendario rivoluzionario e si spinse il Paese verso la scristianizzazione, sulla spinta di ideali estremistici volti al culto della Ragione. Ad esso si sostituì poco dopo il culto dell'Essere Supremo, mentre numerose figure di spicco della Rivoluzione iniziavano a cadere sotto i colpi della ghigliottina. La violenta repressione di qualsivoglia opposizione dichiarata consegnò il potere nelle mani di Robespierre, il quale però era sempre più inviso per il regime sanguinario instaurato dai giacobini. Dopo un ulteriore inasprimento delle misure repressive, la misura era ormai colma. Approfittando del malcontento popolare e temendo per la propria incolumità, un gruppo di deputati della Convenzione cospirò a danno di Robespierre e dei giacobini, i quali dal canto loro annunciavano nuove purghe contro sospetti traditori. Il 27 luglio 1794 avvenne il colpo di Stato del 9 termidoro, col quale Robespierre, Saint-Just e gli altri giacobini più in vista vennero arrestati. Il giorno dopo la ghigliottina uccideva Robespierre e i suoi più fidati collaboratori, ponendo fine al Terrore e all'autodistruzione della Rivoluzione francese. La violenta repressione della reazione giacobina che ne seguì, nota come Terrore bianco ed effettuata principalmente da forze realiste estremiste, inaugurò la stagione del Direttorio, sancito ufficialmente dall'entrata in vigore di una nuova Costituzione nell'agosto 1795. Soppressi i giacobini, ai termidoriani non restò che epurare i realisti non più utili alla causa e ridisegnare l'assetto dello Stato. Il regime del Direttorio, non meno tirannico di quello giacobino e ben più elitario, si rivelò instabile e incapace di consolidarsi, aprendo la strada al futuro governo di Napoleone Bonaparte.